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Il rugby per placcare la vita

di Sabrina 21 dicembre 2010

L'Ovale

Ho visto il video di Daniele, inizialmente volevo postare un commento, poi ho deciso di dire un po’ di più di due parole.

Daniele ha un bellissimo, dolce sorriso, due grandi occhi scuri, curiosi, vivi come due fiamme accese. Il suo sorriso meraviglioso contrapposto ai visi concentrati e seri dei ragazzi del U.S Rugby Brescia poco prima di uscire dallo spogliatoio per andare a massacrarsi sull’erba dietro la palla ovale. Questi ragazzi sono rugbysti, Daniele è un bimbo affetto da distrofia muscolare, una malattia spietata.  Lui i cui muscoli non vogliono saperne di reagire e si atrofizzano nell’immobilità. Le sue gambe, tutto il suo corpo è costretto su una sedia a rotelle; loro corrono, si placcano, i muscoli scattanti, vivi. Daniele nonostante tutto ama il rugby. Mi ha toccato profondamente. Due realtà esattamente all’opposto, un confronto stridente, quasi doloroso, che dovrebbe farci pensare perché nessuno è esente dalla sofferenza, purtroppo neppure i bambini.

Telethon ha associato la malattia di Daniele al rugby, uno sport dove i muscoli sono tutto o quasi, così lontano dalla parola “distrofia”, e i ragazzi del Rugby Brescia si sono prestati per apparire nello spot.

Si può pensare che il rugby diventando professionistico rischi di perdere i suoi valori, la sua autenticità, la sua schiettezza, sfociando nello spettacolo, nel divismo, nel mercato sconsiderato.

Può darsi, il rischio esiste. Ma se professionismo vuol dire essere associati ad una campagna di sostegno alla vita, alla salute, alla ricerca, allora – secondo me – ben venga il professionismo, ben venga lo spettacolo.

Il rugby è anche spettacolo, dove spettacolo si intende manifestazione di vita, di potenza, di forza. Ed allora perché non associarlo alla lotta contro la malattia, alla  celebrazione della vita, della salute, di un corpo sano e vivo? Questa può essere, è, una buona strada.

A Daniele, affetto da distrofia muscolare, non importano tutte le elucubrazioni mentali su “questo è giusto o questo è sbagliato”. A Daniele piace il rugby e lo guarda con occhi puri. Proviamo a farloanche noi.

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