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La Padania e la sua Nazionale

di luca.fotia 16 ottobre 2008

Oggi voglio parlarvi della Nazionale di calcio padana. Già di per sé è un controsenso abbinare la parola “nazionale” alla parola “padania”. E in effetti così viene chiamata informalmente, tra amici, al bar sport o al massimo dai media. Ufficialmente è solo un’associazione dilettantistica. Ma dall’alto valore simbolico…

A fine luglio dell’estate scorsa una rete televisiva dello Stato italiano (e non padano) ha occupato almeno un’ora della fascia serale per narrare le gesta eroiche di questa compagine “celtica”. Dopo la mezzanotte RaiDue (non TeleMonviso) ha dedicato un servizio all’appassionante partecipazione di questo gruppetto in calzoni alla Viva World Cup: una specie di Coppa del Mondo per rappresentative di nazioni non riconosciute. Con tanto di squadra giornalisti/tecnici inviata al seguito in Lapponia svedese.

Data l’ora da lupi mannari, il singolare reportage, figlio della lottizzazione del servizio pubblico, è passato sotto silenzio. E solo in pochi, tra cui purtroppo il sottoscritto, hanno dovuto assistere ai festeggiamenti di Renzo Bossi, figlio di Umberto (nei panni del segretario del club), e di Alessandro Dal Canto, roccioso difensore del Treviso in B che in passato stranamente non si è fatto tesserare come straniero a Catanzaro. Di fatto, la Padania ha battuto Lapponia, Aramea, Provenza e Kurdistan.

Siamo andati a ficcare il naso nel’atto costitutivo della Padania Calcio. Tra gli scopi e le finalità sociali è scritto: “Ha lo scopo di sviluppare, promuovere, coordinare iniziative per  rispondere ai bisogni di attività motorie-sportive dilettantistiche di uomini e donne di ogni età, condizione sociale e nazionalità […]”.
Firmato il presidente Roberto Maroni, Leopoldo Siegel e Renzo Bossi. Di ogni età, condizione sociale e soprattutto nazionalità. Purché quest’ultima sia collocata geograficamente tra Chioggia, Verbania e Rho.

La foto è tratta da Calcioblog.it

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